E' mezzanotte
Cosa fai uomo silente
sulla strada solitaria e oscura
La tristezza ti fa chinar la testa
mentre cupe ombre invadono a "frotte"
la mente tua già si tanto mesta
per portar assai tristemente
sconforto alla tua amara vita.
Tu rimembri i dì giocosi...
e nel camminar con le tue stanche membra
"rumini" il passato.
Quando striduli e festosi schiamazzi di voci a te care
dall'aria contenta rendevano l'esser tuo
or si tanto triste;
allegro, sereno e tanto, tanto spensierato.
Per l'erta e tenebrosa via,
tu soffri quel mal che ogni emigrante ha già provato:
è la nostalgia.
Con le sue sembianze luminose t'avvolge nel ricordo del tempo che fu a te beato.
Però incosciente ti da tante e tante pene
da farti apparire apatico e meschino
tutto il candore del Creato e del suo bene.
E se l'aria tetra della notte nasconde i dolori tuoi,
ugualmente tu soffri.
Nulla fai nel togliere al fardello delle angosce i tuoi rimorsi.
Bestemmi assai per la tua pena
allorchè stordito da tanto "bordello"
ti lasci trasportare dalla "piena"
nel fiume dei ricordi.
Tu in balia di te stesso vai...
Vai emigrante, e se pur soffrirai
nell'oscura e solitaria via
"rumina" il passato e i dì,
quando il casto candore del Creato
splendente e lucente a te appariva
come il più bel dono a te donato!
1971 Austrialia -
Carlo Compagnoni
Quando ero piccola e leggevo queste poesie di mio padre, mi vergognavo.
Piangevo per il dolore da lui provato quando si trovava in Australia, ma nello stesso tempo cercavo di nascondere a tutti le nostre "disgrazie".....
Posso io fare finta di niente quando vedo i barconi pieni di "merce" umana gestita dalla mafia e dalle propagande elettorali?
Ogni italiano ha nei suoi "cromosomi" storie di migrazioni e addii e allora perchè siamo diventati così spietati da credere ai buffoni di corte che alimentano le nostre "paure" ad arte.....
Il razzismo, la paura dell'altro, il giustificare certi episodi d'intolleranza sono pianificati a monte, servono per nascondere altro, soprattutto le lotte economiche e di potere!
Flo, quanta ragione hai!
RispondiEliminaLo sai che la penso proprio come hai detto tu. L'ho scritto ante volte.
Ma non sai perchè.
Nel mio caso, tutta la famiglia da parte di mia madre è emigrata negli Stati Uniti, dopo la guerra, negli anni 50.
Molti di loro non li ho mai conosciuti, vivi o morti che oggi siano.
Ho letto la poesia di tuo padre ed il post che gli hai dedicato nel 2008.
Oltre al fatto che era bravo nel comporre versi, mi ha colpito, emozionato, il fatto, l'impegno di mettere a posto le sue carte. C'è in questa decisione qualcosa di molto tenero, di molto dolce.
E' un impegno che, se ho capito, ancora non si è concluso. Che hai integrato col desiderio di scrivere un libro con la sua storia.
Per come ho cominciato a conoscerti, sei una persona molto determinata, una donna che fa veramente quello che veramente vuole.
Stai facendo tante cose, adesso. La famiglia, il lavoro, lo studio, i gatti, il teatro parrocchiale... ecc.
Troverai il tempo per raccontare quella storia, mettendo al tempo stesso nelle pagine di quel racconto, le poesie che tuo padre aveva scritto.
Mio padre morì quando avevo circa vent'anni. Era un carattere piuttosto duro. Ma i miei amici, che non lo vedevano come padre, lo trovavano gioviale e simpatico.
Forse ero io ancora immaturo, troppo giovane, per capire.
I genitori si lasciano accarezzare, diventano come figli, forse, quando loro, i figli, diventano indipendenti, mettono su famiglia a loro volta. E nel frattempo loro, i genitori, invece, diventano anziani, poi vecchietti.
Si scambiano le parti.
Nel tuo progetto c'è qualcosa che, per me, è intimo, profondo, più che il solo progetto/sogno di scrivere un libro. Quello possono nutrirlo tutti (o tanti), chiunque lo voglia.
Il tuo progetto è molto più confidenziale. In un certo senso materno: vorresti partorirlo tu, quasi. In senso vero, intendo.
Scusa, non voglio essere invadente.
Non so se lo farai.
Se si, sarà comunque dolce, immagino, come è dolce la nostalgia che ti fa vivere il passata. Vivere per davvero. Magari una seconda o una terza volta.
Se non lo farai non lasciarlo mai solo, quel sogno. Innaffialo, di tanto in tanto. E' delicato come un fiore. Curalo, quando puoi. E lascialo pure vivere autonomamente. Di vita propria. Ma passa ogni tanto a dargli un saluto, una carezza.
Il suo profumo lo sentiranno forse i tuoi figli, che continueranno a...d innaffiarlo.
E' questa la catena del tempo, delle generazioni. E' fatta di queste cose, dei racconti, magari mai compiutamente finiti, che si passano di padre (madre), in figlio.
Mi permetti di salutarti (solo per una volta, prometto) con un (fraterno) bacio?
Ciao Pietro, scusa se rispondo solo ora, ma sono diversi giorni che non accendo il computer.....
RispondiEliminaGrazie per il tuo commento, per aver condiviso con me ricordi non sempre piacevoli.
Sono anni che dico che devo mettere in ordine le poesie di mio padre, tanti fogli ingialliti senza ordine. Versi scritti di getto e mai rivisti. Ma non è facile farlo, per tanti motivi.
Forse perchè il mio progetto è troppo ambizioso, scrivere un libro su di lui, quindi mettere il dito in un rapporto spesso doloroso. Come dici tu scrivere è un po' partorire e io sono ben lontana dalle "doglie"....
Ciao un abbraccio.
la dedico ai miei tre corregionali periti sull'airbus lunedi mentre tornavano dalla visita di comunità trentine in Brasile.
RispondiEliminaDio li abbia in gloria.
Grazie Flo.
Andrea
Grande poeta il tuo babbo.
RispondiEliminaFlor hai ragione, tutti quelli che tuonano contro i migranti non solo non hanno vissuto il problema, ma soprattutto non sanno di cosa parlano.
Buona fine settimana
Vale