Sono diventato lo scafista delle anime......ma tu sei vivo,
vivo......qui non c’è vita e non c’è amore....c’è solo gente perduta. Io mi
chiedo sempre cosa prova uno quando muore, mi faccio degli scrupoli e penso che
tipo di storia ha alle spalle. Non sono poi quel nocchiero infernale che dà le
remate in testa...a volte ci sono quelli che proprio non vorrei traghettare. Mentre non vedo l’ora di portarne degli altri, mah, larve umane.... l’avidità che porta a far del male..insomma vorrei
sempre scegliere chi imbarcare!
ci dice Alessandro Mannarino in questo splendido testo, recitato da un bambino,
per mettere più in rilievo lo spreco della vita.
Ma per ritrovarsi, bisogna pur perdersi in qualcosa.
A volte sappiamo perfettamente quale strada prendere per non cadere, ma il richiamo delle sirene è talmente forte e un giro non ci sono tappi che reggono.
Lentamente muore
(Ode alla vita)
di
Martha Medeiros
Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi fa della televisione il suo guru. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i"piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo quando è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita,di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in sé stesso.
Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce o non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendidafelicità.
Essere diversi, non ricoscersi nella moltitudine degli altri adolescenti, intolleranti alla stupidità che ci vuole tutti omologati. Meglio stare soli che male accompagnati, ti ripeti spesso quando nascondi il disagio che provi. Quando si è figli porti il peso delle tristezze non espresse di chi ti ha generato, quando si è madri senti il dolore dei pensieri insani di chi hai partorito. Ma i muri del silenzio che innalzi per paura, hanno ormai le crepe di chi non accetta il dolore, una madre non può arrendersi all'abisso del figlio che si sporge troppo.
Come puoi pensare che mi distolga anche un solo attimo da quel precipizio.... il mio amore è più profondo, le mie mani sono sempre tese.
Cosa dovevamo aspettarci da chi è stato generato da questa "borghesia"....
Sarei stata molto più cruda nella scelta delle immagini da abbinare a questa splendida canzone di Claudio Lolli.... un cantautore meraviglioso che riesce a riflettere la realtà che ci circonda, meglio di uno specchio. Nel film "Il Cappotto" Lattuada fa vedere l'embrione che ha sviluppato questa società diventata così cattiva e spietata.... E' facile vedere in quei sindaci e imprenditori della Pavia anni '50 i padri della classe dirigente attuale..... ma chi sostituisce oggi il ruolo dell'impiegato disgraziato che vuole apparire ad ogni costo? Il consumismo sfrenato tanto inneggiato allora, ha portato a questo sfacelo odierno? Ma che dobbiamo ancora consumare? Non ci sono neppure le ossa da leccare dei cani dei padroni..... siamo finiti davvero con il culo per terra.
Con le immagini terribili della cronaca di questi giorni avrei dovuto scegliere un'altra canzone di Claudio Lolli...... "Ho visto anche degli zingari felici".... ma ho preferito pregare per quelle povere anime distese sulla spiaggia.....ma anche per tutti quelli che ci facevano jogging intorno, privi della più elementare forma di pietà verso un essere umano.
Aspetto fiduciosa il vento tanto atteso......
Mentre facevo la fila alla Asl per prenotare una visita medica, ero immersa nei miei pensieri e preoccupazioni per questi primi giorni "difficili" a scuola. L'inserimento di nuovi alunni non è mai facile, ma quest'anno mi sembra davvero problematica la situazione.... forse un anno in più di età si fa sentire, forse continua usurante il disincanto per questa bella professione.... fatta diventare qualcosa d'incomprensibile, di mostruoso da parte di chi legifera poco e male sul nostro futuro. Tutti hanno un'opinione sul mondo scuola, spesso scontata, qualunquista, frettolosa ma soprattutto disinformata, proprio di chi il piede in un'aula di scuola pubblica italiana non l'ha mai messo. Mi viene in mente un libro d'università dove si parla del ruolo sociale di alcune professioni il cui operato non è quantificabile, tipo un medico non viene pagato a ore, salva vite umane. Un ingegnere che progetta, pianifica, costruisce è un altro professionista il cui compenso non è quantificabile con l'orario che fa.... Lo scienziato, ecc...... Ma chi ha stabilito che un insegnante debba essere pagato a ore e non per il ruolo sociale che svolge? Siamo gli operai del sapere. Ma la responsabilità delle coscienze a noi affidate è meno gravoso di altre professioni? Al Pacino una volta nel suo discorso in una scuola americana... disse "qui stiamo assistendo all'amputazione di un'anima".... L'insegnante può fare anche questo se è una capra repressa. Ma come dice la mia relatrice, può toccare quell'anima per tutta la vita..... Stavo pensando a tutto questo.... quando si sente la voce alterata di un padre alle prese con una bimbetta capricciosa che non voleva obbidire ai suoi voleri..... << Adesso basta! Fai quello che ti dico, altrimenti ti porto a scuola!>> Accidenti al numeretto.... toccava proprio a me, ferita come un caimano che non vuole finire al "gabbio", sbrigo la faccenda prenotazione e vado a caccia di quel padre che vanifica il mio lavoro quotidiano,.... niente, non lo trovo è già uscito. Ma in fondo che volevo fare? Scolarizzare un genitore prima del figlio? Me ne sono andata con l'incazzatura inesplosa e tanta stanchezza interiore..... cominciamo bene.... siamo a settembre e già mi sento così. Domani sicuramente avrò l'herpes sul labbro, la rabbia del caimano si sfoga anche così con l'herpes o meglio il "serpes" come lo chiamano abitualmente i bambini.
Non insegnate ai bambini non insegnate la vostra morale è così stanca e malata potrebbe far male forse una grave imprudenza è lasciarli in balia di una falsa coscienza.
Non elogiate il pensiero che è sempre più raro non indicate per loro una via conosciuta ma se proprio volete insegnate soltanto la magia della vita.
Giro giro tondo cambia il mondo.
Non insegnate ai bambini non divulgate illusioni sociali non gli riempite il futuro di vecchi ideali l'unica cosa sicura è tenerli lontano dalla nostra cultura.
Non esaltate il talento che è sempre più spento non li avviate al bel canto, al teatro alla danza ma se proprio volete raccontategli il sogno di un'antica speranza.
Non insegnate ai bambini ma coltivate voi stessi il cuore e la mente stategli sempre vicini date fiducia all'amore il resto è niente.
Giro giro tondo cambia il mondo. Giro giro tondo cambia il mondo.
Entro in questo spazio talmente di rado.......ma l'inizio di un nuovo anno è sempre un buono stimolo per rinnovare buoni propositi, rispolverare i sogni, ma soprattutto definire nuovi traguardi. Mi sembra di cominciare molto bene solo per il fatto di essere qui a scrivere...... alla faccia dei Maya. Per il resto c'è poco da dire...... Con tutte le previsioni-catastrofiche che ci hanno propinato in quest'anno funesto, che ci ha trascinati a toccare il fondo sotto ogni punto di vista.... che ci resta? Anni fa mi dicevano che la tattica giusta è quella di lasciarsi trasportare dalla tempesta senza fare niente..... tanto poi si ritorna sempre a galla. Non sono mai riuscita ad applicare questa regola truffaldina... perchè aggrapparsi a ogni corrente che arriva mi sembra veramente da "smidollati". Ora ci siamo di nuovo..... giù nel fondo ognuno si salva come può...... A me le correnti non sono mai piaciute.... preferisco sempre remare cercando di trovare compagni lungo il tragitto.....l'unica certezza è quella di stare sempre dalla parte del toro......
BUON 2013
.............Io sono il Toro, ma sei tu quello Seduto giù, caduto per mano di un
Sioux, Manitù tutto si è compiuto, ero sotto tiro e mi sono scatenato
come il toro di De Niro, preso in giro dal tuo ingegno, respiro sdegno,
mo' con la muleta fatti il legno. Già che sono un segno di terra ti
lascio a terra con un segno: non toccare il toro, quando è nero paghi
pegno! Troppi tori ingoiano le briciole, di aggressori con tanto di
pentole, la vita è riprovevole poichè fa la gioia del colpevole ed io
che la volevo incantevole, come pioggia cado dalle nuvole, tu voltati
come un girasole che ora sono io che batto te... olè.
Matador te la prendi con me, ma stavolta sono io che prendo te
Non c'è più via d'uscita, è finita, amico, devi perdere.
Rinfodera la spada perchè è il tuo sangue quello nella polvere
Senti i paganti sugli spalti, in tanti sono dalla parte del toro... olè
Dalla parte del toro... olè
Dalla parte del toro... olè
Dalla parte del toro... olè.......... (Caparezza)
Questo è il titolo di una raccolta di riflessioni che a tempo perso mi piace rilegare....
E' di gran moda lo "scrivere autobiografico".... io lo trovo molto terapeutico.
Napoletana a coppe....
Premessa
L’importanza del gioco nella vita di ogni essere umano è fondamentale, soprattutto formativo per la personalità, questo non lo dico perché è uno dei miei ferri del mestiere di “maestra”, ma perché ho notato che la mancanza di questa pratica “in-lusoria” porta ad altri tipi di riempimento affettivo.
Questo libro è autobiografico, è un parto con un travaglio lungo; è un tentativo di ricordare i fatti miei per dedicarli alle nuove generazioni, con l’augurio di non dimenticare mai le proprie origini, di aver bene in mente da che gentes e da che partes si proviene.
L’importanza di conoscere, non la mappa cromosomica che aiuta nella salute, ma una mappa d’orientamento, in caso di “diritta via smarrita”, o meglio: quando “si perde la bussola”.
Non so perché mi viene così naturale pensare all’età bambina, ma sento il bisogno di mettere a fuoco alcune cose, non per tramandarle, ma per far sorridere e riempire di tenerezza i cuori di chi leggerà questo libro.
I luoghi e i personaggi sono diversi, ma l'universalità dei buoni sentimenti è certa in ognuno di noi. Il mio intento è proprio quello di suscitare la voglia e il bisogno di mettersi a riflettere sui propri ricordi, sulla bellezza della nostra memoria.
Uno dei paletti fermi e seri della mia infanzia è il gioco del “tresette”.....
Fino ai i dodici anni rimanevo incantata a guardare i 4 giocatori che per ore si accanivano dietro al gioco del tresette..... solo chi ci si trova invischiato può capire la passione per questo gioco. Io ero l’addetta a preparare il caffè, se qualcuno si alzava per un bisogno fisiologico.... allora si che scattava il mio turno di supplente, per il solo lasso di tempo necessario. Quanti pomeriggi, quante domeniche dopo il pranzo e quante serate pre-natalizie dedicate a questo gioco. La questione era seria, anzi serissima... in palio c’era di più di una torta gelato, se vincevi le quotazioni della tua autostima salivano alle stelle. Non era facile vincere con due mostri sacri come mio padre e mia sorella.....
naturalmente giocavano uno contro l’altro e gli altri due compari erano mio fratello e mio cognato. Se commettevi qualche “cavolata” allora ricevevi in premio un trofeo fatto di emozioni, sfottò proverbiali, risate a crepapelle e quella spensieratezza di cui tanto avevamo bisogno. Per anni sono stata convinta che il “tresette” è un gioco per paraculi; questa mia certezza deriva dal fatto che gli “ammiccamenti” e il linguaggio gestuale che si praticava per far capire le carte che avevi al tuo compare, ma soprattutto per depistare l’avversario, erano un vero e proprio alfabeto segreto, per impararlo ci volevano anni di praticantato. Quando mio padre si arrabbiava perché mio fratello Vincenzo sbagliava qualche mossa, o perché parlava troppo, gli lanciava degli improperi pieni di fantasia, tipo: “Se ti presenti in una bisca e non ti cacciano a calci in culo, ti assumono per pulire le sputacchiere.....”. Mo’ non è che mio padre aspirasse in un futuro da biscazziere per mio fratello, ma quando si gioca si entra in un mondo irreale, ci si trasforma e le regole di vita quotidiana non contano, nel tresette si vive una realtà parallela, fatta di onore, furbizia, scaltrezza e un tantinello di quella fortuna che sta li e che ti gira intorno ridacchiando alle tue spalle. Nel libro di Huizinga: “Homo Ludens” si legge “Nel gioco le regole della vita vera sono sospese, e questo permette di mettere alla prova scenari non ancora reali, come la caccia per un cucciolo di tigre, o l’amore vero nel gioco di sguardi di due persone che stanno costruendo un loro gioco, in cui mettere alla prova i propri sentimenti nella conoscenza dell’altro”.
E sorridevi e sapevi sorridere coi tuoi vent' anni portati così,
come si porta un maglione sformato su un paio di jeans;
come si sente la voglia di vivere
che scoppia un giorno e non spieghi il perchè:
un pensiero cullato o un amore che è nato e non sai che cos'è.
Giorni lunghi fra ieri e domani, giorni strani,
giorni a chiedersi tutto cos' era, vedersi ogni sera;
ogni sera passare su a prenderti con quel mio buffo montone orientale,
ogni sera là, a passo di danza, a salire le scale
e sentire i tuoi passi che arrivano, il ticchettare del tuo buonumore,
quando aprivi la porta il sorriso ogni volta mi entrava nel cuore.
Poi giù al bar dove ci si ritrova, nostra alcova,
era tanto potere parlarci, giocare a guardarci,
tra gli amici che ridono e suonano attorno ai tavoli pieni di vino,
religione del tirare tardi e aspettare mattino;
e una notte lasciasti portarti via, solo la nebbia e noi due in sentinella,
la città addormentata non era mai stata così tanto bella.
Era facile vivere allora ogni ora,
chitarre e lampi di storie fugaci, di amori rapaci,
e ogni notte inventarsi una fantasia da bravi figli dell' epoca nuova,
ogni notte sembravi chiamare la vita a una prova.
Ma stupiti e felici scoprimmo che era nato qualcosa più in fondo,
ci sembrava d' avere trovato la chiave segreta del mondo.
Non fu facile volersi bene, restare assieme
o pensare d' avere un domani e stare lontani;
tutti e due a immaginarsi: "Con chi sarà?" In ogni cosa un pensiero costante,
un ricordo lucente e durissimo come il diamante
e a ogni passo lasciare portarci via da un' emozione non piena, non colta:
rivedersi era come rinascere ancora una volta.
Ma ogni storia ha la stessa illusione, sua conclusione,
e il peccato fu creder speciale una storia normale.
Ora il tempo ci usura e ci stritola in ogni giorno che passa correndo,
sembra quasi che ironico scruti e ci guardi irridendo.
E davvero non siamo più quegli eroi pronti assieme a affrontare ogni impresa;
siamo come due foglie aggrappate su un ramo in attesa.
"The triangle tingles and the trumpet plays slow"...
Farewell, non pensarci e perdonami se ti ho portato via un poco d' estate
con qualcosa di fragile come le storie passate:
forse un tempo poteva commuoverti, ma ora è inutile credo, perchè
ogni volta che piangi e che ridi non piangi e non ridi con me...
Stupro di gruppo, la Cassazione: carcere non obbligatorio.....
e' vero, meglio misure cautelari alternative:
CASTRAZIONE DI GRUPPO?
Siete un branco di ..... escrementi galleggianti!!!
Non so chi è più stupratore, se chi commette il reato o chi lo difende con questa sentenza vergognosa.....
E' superfluo sottolineare la mia rabbia, io sono una pacifista convinta , soprattutto come educatrice sottoscrivo sempre le azioni di recupero dei giovani sfortunati che sono cresciuti in "cattività".... Ma il mio sfogo è da donna e mamma che inorridisce davanti a tanta brutalità..... Ero adolescente quando vedevo le udienze del processo del Circeo..... la povera ragazza rimasta viva, veniva trattata come una poco di buono..... Vergognatevi uomini di niente, voi che andate a braccetto con la "Giustizia", dimenticate troppo spesso che avete qualcosa di prezioso tra le mani, di sacro. La Giustizia potrebbe curare ferite e lenire dolori..... invece che essere prostituita, venduta per un cavillo o un'interpretazione che salva a voi il "sedere", ma che lascia altri nello sconforto e nella prostrazione totale. Siete responsabili di fomentare l'odio.....