Dopo aver letto il post di Giuliano mi sono soffermata a riflettere su questo scritto di
Noam Chomsky, anche perchè mercoledì prossimo ho l'esame di linguistica e questo
personaggio ultimamente è il mio pane quotidiano. Questo scritto non lo conoscevo...... di recente ho letto di lui un articolo in cui si diceva che era stato respinto dal governo d'Israele, perchè doveva tenere una lezione agli studenti universitari in Cisgiordania......
Un grandissimo professore, ebreo americano, che ha contribuito notevolmente alla rivoluzione della linguistica con la sua "grammatica mentale".... ma a quanto pare anche un filosofo di vita che è riuscito a smascherare, studiando interi documenti politici, i veri intenti dei "manipolatori" d'informazione...
1 – La strategia della distrazione.
L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali, tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).
2 – Creare il problema e poi offrire la soluzione.
Questo metodo è anche chiamato “problema – reazione – soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.
3 – La strategia della gradualità.
Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.
4 – La strategia del differire.
Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.
5 – Rivolgersi alla gente come a dei bambini.
La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni o meno, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
6 – Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione.
Sfruttare l’emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell’analisi razionale e, infine, del senso critico dell’individuo. Inoltre, l’uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….
7 – Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità.
Far sì che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori” (vedi “Armi silenziosi per guerre tranquille”).
8 – Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità.
Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere stupidi, volgari e ignoranti…
9 – Rafforzare il senso di colpa.
Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire. E senza azione non c’è rivoluzione!
10 – Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca.
Negli ultimi 50’anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.
Noam Chomsky
Come dargli torto?
Dal film "Quinto Potere"
Carissima Flò,
RispondiEliminacon te ritrovo don Paolo Farinella e temi di discussione di grande interesse.
Non è ottimo?
Don Paolo e la bestemmia. Noam Chomsky e la comunicazione.
Cosa dirti che non ti ho deto già?
Quando finalmente potremo dire: Finalmente è finito l'incubo?
Quando finalmente farà giorno?
... Eduardo :"Adda passà a nuttata !!!"
Passerà, presto passerà, e sarà l'alba di un nuovo giorno.
Una volta il sol dell'avvenire, il mito del progresso, la marcia trionfale verso la vittoria, erano tutte certezze. Magari finte. Ma facevano bene come una carezza, quando ti sentivi un pò sfiduciato.
Poi ha vinto la borghesia. Le pance piene, la paura di perdere il benessere conquistato, l'invidia per il vicino sempre un pò più grasso, l'egoismo del proprio interesse particulare diventa la regola generale...
Ecco, se finisse così la Storia, finirebbe male, finirebbe in un mare di tristezza, ingloriosamente.
Ma la Storia non può finire mai, almeno finchè ci sono gli uomini.
Sono gli uomini che la scrivono, la Storia, con le loro vite, i loro sforzi, le loro vittorie e le loro sconfitte.
Sono loro, sono miliardi e miliardi, e nessuno potrà cancellare il loro cammino.
Diventeranno tutti tristi borghesi, quei miliardi di uomini?
Fine della Storia?
La Storia diventa miseramente solo una storia minuscola?
Non è possibile, questa soluzione.
O forse si.
Chissà.
Ma bisogna aspettare, stare a vedere.
E intanto combattere.
Per quel poco che sappiamo lottare e combattere.
Hasta la victoria siempre!
La lutte continue.
Venceremos.
El pueblo unido...
Già.
Per adesso accontentiamoci e gioiamo per i 33 della miniera di San Josè.
E' già un giorno bellissimo così.
Poi: sono stati licenziati.
Insieme ad altri 236.
Sono disoccupati.
La lutte continue.Continuons le combat (slogan del maggio francese, quello famoso, del 68).
Un abbraccio.
Si è vero che ci siamo detti tutto o quasi, ma io rimango sempre allibita di fronte al condizionamento catodico della gente. Questo si traduce in votazioni, in scelte sbagliate, in atteggiamenti pilotati ad arte da questa banda di delinquenti che sono diventati i politici. La contestazione con gli slogan del "Che" mi fa arrabbiare, possibile che non sappiamo evolverci neanche con le parole? Noi opposizione siamo come quelli che vanno in processione a vedere i vari delitti atroci, a toccare il cancello del mostro...... ci portano anche i bambini!!! La televisione a tutte le ore ci propina queste storie, sciacallaggio umano e perverso. Questi ragazzi che scendono in piazza per difendere il loro futuro, senza bandiere, puliti da condizionamenti,questi dobbiamo sostenere..... Anche se il sospetto che qualche marpione della politica che scende sempre in piazza, possa allungare la mano su questo popolo "viola", ce l'ho da tempo. Il fatto che fa gola a tutti il vuoto che presto ci sarà nella società italiana.... Basta slogan vecchi, stantii che sannno di naftalina, il mondo è andato avanti..... Non siamo noi l'alternativa a tutto questo, non abbiamo avuto le "palle" per batterci, abbiamo taciuto sempre nei nostri salotti comodi.... quindi lasciamo spazio ai giovani che hanno il sacrosanto diritto di vivere il loro futuro come meglio credono, noi glielo abbiamo sfasciato abbastanza, sosteniamoli oppure torniamo parlare del nulla.... tanto il nostro bel divano non ce lo toglie nessuno, no?
RispondiEliminaForse hai ragione ad essere dura. In parte condivido.
RispondiElimina(Poi cerco di capire perchè solo in parte).
Condivido che ... non ci abbiamo a uto le palle...
Però, credimi, è vero anche che alcuni, forse tanti, ce le hanno avute e le hanno ancora.
Ma - i numeri sono numeri - la maggioranza non ce le ha avute, o forse le ha perse per strada... o, più probABILMENTE, le ha vendute al dio denaro. Questo demonio che ha conquistato il mondo.
Cara Flò, è vero, siamo parzialmente colpevoli, almeno nella quotaparte che ci compete come componenti di questa generazione. E lo sai, l'ho detto anche altre volte.
Ma la storia è complice almeno quanto noi, se non di più.
Seguimi un attimo.
Andiamo agli anni 60/70.
La protesta, il movimento, le lotte, gli slogan, la solidarietà, le bandiere rosse, l'internazionale.
Poi, i manganelli, le pistole, le P38, il caso Moro.
Questo accadeva in Italia. Ma non solo.
Il mondo ribolliva di violenza e morte.
8 dicembre 1980, New York. Finisce la storia di John lennon.
30 marzo 1981, Washington. L'attentato a Reagan. Non riuscito.
13 maggio 1981. Roma. Attentato al Papa. Non riuscito.
E poi la valanga dell'est Europa. E il 1989.
Il muro.
Il crollo.
Il Capitalismo, l'individualismo, l'egoismo ...
Il dio denaro, il demonio, la bestia trionfante...
Non ho fatto una cronistoria completa. Io non sono uno storico. E neanche vado più a fondo.
RispondiEliminaMa certo, quei dieci anni, dal 1980 al 1989 hanno segnato il tempo e quei segni ce li portiamo ancora addosso.
Anzi, quei segni si sono fatti vieppiù profondi, man mano che il mondo si trasformava.
Oggi la storia è in piena rivoluzione.
Nessuno dei punti di equilibrio di quel 1980 resiste ancora.
vacillano gli USA e l'Europa Unita è soprattutto un feticcio monetario, che la prossima tempesta valutaria spazzerà via. Probabile, anche se non sicuro.
Il 2^ mondo, quello comunista è sparito. Sostituito dai nazionalismi sempre più neo nazisti e violenti.
Il 3^ mondo, i paesi sull'orlo di una crisi di fame hanno preso la rincorsa economico-monetaria, hanno calmato gli istinti procreativi, regolato le produzioni, iniziato la lotta per l'affermazione planetaria.
In questo magma ribollente noi ci siamo immersi.
Vedremo cose che nessuno ha mai visto.
Ma ne avremo anche paura.
Vivremo, anzi, viviamo già, il disagio che questo stravolgimento porta con sè.
E avremo momenti di paura, sconforto, terrore.
E momenti di entusiasmo, gioia, allegria.
E forse qualche volta non riconosceremo neanche più la realtà che ci circonda.
Non riconosceremo neanche noi stessi.
Ci attaccheremo, nostalgici, a qualche simbolo del passato, cercando il sollievo che la memoria, il tempo, possono dare.
Noi, un pò vecchi (parlo per me, cara Floriana) cercheremo qualcosa di familiare che possa lenire lo spaesamento.
A volte saremo così.
Ma siamo anche consapevoli, all'erta, attenti.
Abbiamo antenne ben dritte.
Vogliamo godere di quello che ci aspetta. Non abbiamo paura se il terreno cambia sotto i nostri piedi, se i nostri vicini di casa parleranno una lingua diversa, avranno la pelle di un colore diverso e pregheranno un dio che non è il nostro.
Certo, non possiamo impedire quella sensazione di spaesamento che ci attanaglia quando vediamo le mode cambiare la foggia degli abiti e delle pettinature senza il nostro consenso e la nostra partecipazione. Non possiamo evitare la critica un pò pregiudiziale per quei cambiamenti che non sappiamo comprendere e che bolliamo come qualunquisti, vuoti, o ...isti in qualche altro modo ancora.
Non possiamo evitare al tempo di correre e consumarci un pò. E farci arretrare dalle prime file alle seconde e poi alle retrovie.
Ma noi ci saremo.
Ci siamo e ci saremo.
Almeno finquando ci sentiremo vivi.
(Scusami il plurale. Tu, nel tuo commento hai già detto quello che poi io ho ripetuto. Quindi, il plurale è solo il mio singolare, la mia partecipata adesione al tuo urlo.
Ma so anche che nella forza della tua voce più alta del solito c'è un pizzico di timore, un pò paura, perchè, lo so, questa giostra mette anche timore e paura.
Ma è solo così che siamo vivi davvero. L'incosciente dedizione degli eroi votati ad una causa io la trovo stupida, autolesionista e pericolosa per gli altri).
Un bacio, Flò.