giovedì 17 settembre 2009

Tristezza

Scuola elementare "Bruno Ciari" di Cocomaro di Cona (FE)

Che esempio diamo a questi bambini?
Cosa rispondiamo quando ci chiedono, ma perchè la chiamano "Missione di Pace?"

I COLORI DELLA GUERRA
di Mascia V.

La guerra è nera come il buio.
Le bombe sono grigie.
Le armi sono marroni.
La morte è bianca.
La tristezza delle persone è grigio scuro.
Le case distrutte sono marroni.
Gli aerei che portano le bombe sono verde scuro.
Se io fossi una fata dipingerei tutto questo
di colori vivaci per far finire la guerra.

TRISTEZZA
di Simone C.

C'è tristezza per noi uomini
C'è tristezza per la terra.
Noi non pensiamo
Noi distruggiamo e massacriamo;
noi la tristezza la teniamo dentro.
Prima facciamo poi pensiamo.
Più noi facciamo più la terra distruggiamo.
C'è tristezza.
C'è tristezza per chi muore e
per chi vive.



3 commenti:

  1. Un dì si venne a me Malinconia
    e disse: "io voglio un poco stare teco ";
    e parve a me ch'ella menasse seco
    Dolore e Ira per sua compagnia.

    RispondiElimina
  2. .....E io le dissi: "Partiti, va via;"
    ed ella mi rispose come un greco:
    e ragionando a grande agio meco,
    guardai e vidi Amore, che venia

    vestito di novo d'un drappo nero,
    e nel suo capo portava un cappello;
    e certo lacrimava pur di vero.

    Ed eo li dissi: "Che hai, cattivello?".
    Ed el rispose: "Eo ho guai e pensero,
    ché nostra donna mor, dolce fratello".

    RispondiElimina
  3. Flo, e Paola, la mailinconia in questi giorni può visitare la nostra casa.
    Tu hai sposato un militare; mio padre lo era. Sento quei sentimenti che senti tu.
    In quelle vite, nelle loro esperienze, che si proiettano sulle nostre, nei confronti delle quali, in qualche modo, rappresentiamo l'ombra, il contrasto, il negativo, lelle loro esperienze - cioè nelle nostre - c'è la consapevolezza che la realtà è più complessa di come la percepisce la maggioranza delle persone.
    Sarà perchè la loro quotidianità è vissuta in parallelo con quella dei borghesi (intesi come coloro che non sono militari, che non portano la divisa). Sarà perchè quella divisa, la divisa come metafora della cultura "doppia", pesa come un'armatura, sembra fatta di duro acciaio.
    Ma comunque sia, sia per questo o per quello, nelle nostre - nelle loro - esperienze la complessità è un elemento della quotidianità.
    Sarà che ce l'abbiamo davanti agli occhi, ogni giorni, quella situazione davvero doppia del militare che veste, alla fine del servizio, l'altra divisa, quella di padre, di cittadino, di borghese.
    Ma restano sempre in allerta. Basta un attimo. E li puoi vedere scattare a rimettersi la divisa, abbandonando la casacca da borghese.
    E noi lo sappiamo. Lo sappiamo da tutta una vita che c'è quel doppio. Che il doppio, il negativo, l'altro, fa parte della vita di tutti i giorni.
    E la malinconia, lo sappiamo, può entrare in casa nostra. Trovando la porta aperta, o una finestra socchiusa.
    In questi giorni entra dalla tivvù. Entra dalle ore a scuola o in ufficio. Entra guardandosi intorno. Entra quando ci sentiamo quasi esuli in una terra che sembrava, fino a ieri, la stessa degli altri italiani.
    Oggi quella terra non sembra neppure più appartenerci.
    Potremmo camminare per strada sentendoci stranieri, restando stupiti di capire ancora la lingua usata dagli affannati passanti.

    E quella ristezza ci tiene compagnia quando si sente parlare di guerre e di morte.

    Sul blog di Paola ho commentato la sua tristezza con un sentimento che è il "negativo", che è "l'altro". Leggendo Dante, mi è venuto in mente Francesco d'Assisi, che alla Sorella Morte ha concesso asilo e solidarietà fraterna. Ha saputo sentirla come il necessario compimento della vita.
    Io non ho grandi certezze religiose, ma il Cantico delle Creature e Francesco li sento davvero vicini. Non nego affatto i sentimenti di religiosità. Quelli li trovo proprio lì, nel Cantico e in Francesco.

    RispondiElimina