domenica 15 febbraio 2009

post-post

Una quindicina di anni fa m'innamorai di un'attività di network marketing di una grande azienda americana che aveva un catalogo e un programma ben specifico per "affiliare" persone, (prima si diceva "sponsorizzare").

C'erano due tipi di affiliazioni, due correnti e modi diversi di vendere questi prodotti, quelli con un metodo operativo ben preciso: basato sulla lettura di libri motivazionali, di incontri, di eventi nazionali e internazionali che ti coinvolgevano emotivamente e un altro prettamente di vendita diretta dei prodotti.

L'idea geniale era guadagnare e aiutare a far guadagnare i tuoi affiliati. Ma quello che più mi piaceva era il sistema operativo, leggere tutti quei libri sul successo, ascoltare le storie di gente che dal niente aveva messo su un impero, tutto grazie ad un sogno.

Ognuno di noi aveva un desiderio "ardente": quello dell'indipendenza economica, guadagnare le famose "royalties" dopo aver raggiunto un certo livello di distribuzione: quando tu riesci ad affiliare tante persone, automaticamente si generano fatturati e a te che hai cominciato prima verranno riconosciuti dei "diritti d'autore".

Chiaramente se i prodotti sono eccezionali, piacciono e sono di facile consumo, (creando sempre nuovi bisogni) il network marketing funziona.Non chiamatelo "piramidale" perchè sono state scritte tesi, ariticoli, libri di economia e marketing, per spiegare questo metodo di distribuzione dei prodotti, che è reticolare, ma non piramidale.

Mi piaceva la formazione, l'organizzazione e il lato umano di questo lavoro, mio fratello diceva sempre che io non facevo network marketing, ma che ero io stessa un network marketing.

Il mercato si è evoluto, l'avvento di internet azzera le distanze e il tempo; ora ci si può formare comodamente da casa, si può creare una rete di affiliati creando un blog come questo, per arrivare ai famosi "diritti d'autore".


Questo post l'ho scritto a novembre 2008 e l'avevo intitolato "Il lupo perde il pelo...." Non ho raccontato come è finito il mio "sogno americano":

Ero arrivata al 15%, il primo grande traguardo era arrivare al 21% e diventavi "Distributore Diretto", gestivi sicuramente una bella rete di persone.....

Cosa non ha funzionato? I prodotti erano ottimi, la Multinazionale idem...
ero io che non avevo più la motivazione ad agire. Si recitava la parte dei "benefattori", dei guru della motivazione, vendendo i nostri sogni a volte fasulli.

S'invitavano amici e parenti con il solo scopo di vendere, amici che non vedevi da anni, con cui avevi condiviso dei bei momenti, contattati da te con una cassetta audio che faceva credere loro di aver fatto 13 al totocalcio.........

Dopo un po' nella tua vita si fa il vuoto e la gente ti evita o si divide tra quelli che ti credono pazza e quelli che ti seguono per farti un favore, ma che ti ripetono all'infinito che non funziona.

In questi 10 anni le cose sono cambiate? Ci sono dei programmi di affiliazione seri, con ottimi prodotti.
Mi è rimasta però la sensazione che ogni contatto, ogni proposta di amicizia che mi arriva abbia un secondo fine, quello di vendere a tutti i costi.... ogni blog mette in mostra la sua mercanzia, su Facebook, su MySpace, su YouTube tutti in vetrina!!!!! O sbaglio?

sabato 14 febbraio 2009

Giovani in cammino.

Nel mio tempo libero aiuto una bravissima coreografa nell'allestimento di un musical sulla figura di San Paolo. Il mio compito è curare, per quel che mi è possibile, la recitazione della nostra "improvvisata" e "approssimativa" compagnia teatrale.

Non abbiamo molte pretese, non siamo attori, io non sono una regista, ma ci anima la voglia di fare e di metterci in gioco.....E poi guai a deludere il nostro parroco.

Non è facile parlare con i giovani di oggi, confrontarsi con loro, entrare in sintonia per mettere in pratica delle idee....

La prima difficoltà è stata trovare un linguaggio adatto, fare un discorso tra pari.
Io abituata all'entusiasmo dei miei giovani alunni, sempre pronti a seguirmi in ogni attività, sono rimasta un po' sorpresa dall'apatia dell'età adolescenziale.

Che età difficile, abituati come sono ad assolutizzare tutto, sentono ogni cosa in maniera estrema; vivono piccoli drammi e grandi amori in un giorno, tutto, subito e soprattutto facile....
Ma anche io ero così? Probabilmente si e non me lo ricordo.

Fare un cammino verso se stessi è la cosa più difficile da proporre ad un adolescente, se poi questa proposta viene da una persona che ha l'età delle loro mamme e per di più fa l'insegnante, non si parte molto avvantaggiati....

I "nostri" ragazzi e ragazze ce la stanno mettendo tutta per entrare nelle loro parti, la difficoltà maggiore è studiare la psicologia dei loro personaggi, capire come sono fatti, visualizzarli, catturare il loro carattere e rifarli interpretandone il ruolo. Il famoso "role-talking" di Mead, letteralmente "mettersi nei panni dell'altro"....

Questo può servire loro per una crescita personale? Li può rendere più liberi dai vari condizionamenti quotidiani. Li porterà ad avere un pò più di senso critico per saper scegliere in libertà...Non lo so ma ci dobbiamo provare, anche questo tentativo di comunicazione ci farà comunque crescere.

Un saluto caloroso a voi giovani in cammino:

Una canzone dei contadini cileni dice così (scusate il mio pessimo spagnolo):

"Companeros, vos se sabe donde esta el camino?"

"Poco a poco, paso a paso el camino se fa"


mercoledì 11 febbraio 2009

Quanto costa!!

Ho saputo quanto costa il seminario di Anthony Robbins: da 900 a 2500 euro...... facendo il calcolo da qui a settembre...... mancano più di 200 giorni.... insomma se metto da parte 4 euro al giorno ce la faccio!!!!!

CHE TRAGUARDO!!!!!

giovedì 5 febbraio 2009

amare il proprio lavoro

Io sono molto fortunata, amo moltissimo il mio lavoro d'insegnante.Sapere di contribuire alla formazione della personalità dei miei alunni, in qualche modo mi responabilizza a migliorarmi come persona.

Vederli crescere, aiutarli a decodificare questo mondo così complesso dando loro anche alcuni strumenti per "difendersi", rende il mio lavoro bellissimo.

Uno di questi strumenti è senz'altro la "cultura", termine che viene da "colere" cioè "coltivare", cosa? Se stessi, la propria mente, la personalità, ma anche l'autostima, rendersi conto della propria unicità come valore.

Essere "incolti" secondo me è contro la natura stessa dell'uomo, che per istinto è portato ad imparare, a sperimentare, a trovare nuove strade e soluzioni.

Si è facilmente manovrabili se non sviluppiamo almeno un po' di senso critico e la capacità di discriminare tutto ciò che ci viene propinato quotidianamente.

Oltre alle competenze che ogni anno programmiamo, è necessario aiutare gli alunni a "coltivare" la propria personalità rispettando i vari talenti che ognuno possiede come bagaglio naturale.

Sono contro l'appiattimento e considero un reato "buttare" via o non sviluppare questi "talenti".